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Nota dei curatori
La storia dell’inquisizione in Sicilia s’origina nel medioevo e nel 1224 l'imperatore Federico II emana a Palermo la costituzione "Inconsutilem tunicam”, disponendo che tutti gli eretici, i Musulmani rimasti dopo la loro espulsione e gli Ebrei dovessero pagare una tassa a suffragio degli inquisitori di fede preposti al loro controllo. Nel 1487 l’Inquisizione spagnola venne introdotta anche nelle colonie del regno di Spagna, Sicilia e Sardegna incluse, ma non a Napoli dove la popolazione insorse non permettendolo. Presso la sede inquisitoriale di Palermo, tribunale principale dell’Isola, arrivavano cittadini da ogni provincia per essere detenuti, inquisiti e indi sottoposti al processo del tribunale del S. Officio, ma solo dopo che i tribunali vescovili locali avevano giudicato il reato come materia per quello competente. Tutte le restanti faccende che esulavano dalle competenze inquisitoriali, restavano in potere del giudizio vescovile e le storie contenute in alcuni memoriali conservati presso l'archivio storico comunale riguardano quei reati che non si configuravano come eresia ma come violazione di regie prammatiche o decreti sinodali (concubinato, bigamia, prostituzione, etc) pratiche cioè atte a ledere la morale, la religione e la sacra funzione della famiglia e del suo ordine canonico (un marito una moglie dei figli). Le pene inflitte dal foro vescovile monrealese non erano di certo più tenere di quelle inflitte dal foro inquisitoriale di Palermo (che per la condanne a morte rilasciava il detenuto al braccio secolare non potendo la chiesa macchiarsi del sangue del reo). Un editto a stampa (governando l’arcivescovo De Los Cameros nel 1666) ce ne consegna un ampio catalogo: frustate, morsoo "badaglio", pubblica gogna, carcere, sanzioni pecuniarie, battitura in pubblico e “ogni altra pena a noi ben vista”. Nell’archivio storico del Comune di Monreale si conservano molti memoriali, documenti scritti in cui l’accusato spiega le sue ragioni a discolpa (scritti sia uomini che donne), rappresentativi dello spirito per cui oggi ricordiamo i patimenti e i dolori di queste donne e uomini di secoli addietro. In questi documenti troviamo tutti i tratti più tipici del clima di sospetto e, appunto, inquisitorio degli anni fra il Seicento e Settecento in cui ognuno guardava ciò che il proprio vicino faceva quotidiamente e lo riferiva alle autorità. Spessissimo l’accusato supplica la sua innocenza dicendo di essere vittima delle trame altrui (pubblica mururiazione o voce pubblica si legge nei memoriali), delazioni anonime (fui accusato da li miei nimici). Infatti il procedimento inquisitoriale si basava sul segreto sia del delatore, della voce pubblica e soprattuto all’inquisito non era detto nulla sui motivi del suo arresto (anche durante il perido di dentenzione che poteva essere molto lugo) per poi esserne informato durante il processo. I carceri in cui esser detenuti erano almeno due più uno temporaneo: il carcere principale era quello costruito nel medioevo, il cui edificio oggi non è più esistente, sito nell’attuale piazza Gugliemo posto a chiusura del piano della Cattedrale. Questo era diviso in una sezione maschile e una femminile e vi erano rinchiusi rei per cause penali e civili. Poi il carcere spirituale, per sole donne, sito all’interno dell’ospedale di S. Caterina nella sua prima sede della Badiella del 1589 e poi nell’ospedale attuale del 1642. La malattia del corpo era diretta emanazione del peccato dell’animo e mezzi spirituali tanto quanto quelli "tradizionali" avrebbero corretto il peccato e di conseguenza la malattia. In ultimo un carcere temporaneo posto all'interno del palazzo arcivescovile (forse una grotta naturale adattata) dove subire l' “Indagine della Verità”. Come non ricordare poi che nel periodo che va dai primi del Seicento alla metà del Seccento moltissimi fra gli Arcivescovi di Monreale erano inquisitori provenienti dalla Spagna (facenti già parte di famose dinastie di inquisitori), inquisitori siciliani e addirittura alcuni di loro furono Inquisitori Generali e presidenti del regno di Sicilia o Giudici del Tribunale della Monarchia.
Galleria fotografica dell'evento "L'inquisizione è donna" Roberto Cervello - Antonino Corso |
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